Bar Abba: il figlio del Padre/di Dio

Il privilegio pasquale è menzionato solo dai vangeli "canonici" (contenuto fissato con Decreto del Consiglio dei padri della chiesa) e da un solo vangelo apocrifo, quello di Nicodemo. Nessun documento, nessuna traccia e nessuna menzione degli storici e dei giureconsulti sia romani che ebrei, come soprattutto Giuseppe Flavio. 

Siamo di fronte ad una delle invenzioni più clamorose e fantasiose inserite nei vangeli e cioè  quella riferita al particolare episodio che riguarda il personaggio di Barabba, ossia Bar Abba , rappresentato nei film italiani da un tragicomico personaggio con la "barba"!!! Naturalmente nessuna delle vecchiette o dei bambini che vanno in chiesa sanno che questa parola aramaica non è affatto il nome di una persona; Aramaico בר-אבא, Bar-abbâ significa letteralmente "il Figlio del Padre" ed estensivamente anche il "Figlio di Dio" in quanto a quei tempi era comune  per  gli Ebrei autodefinirsi in tal modo, anche per non nominare IL NOME. Non ci sentiamo di prendere in considerazione le ipotesi che possono far riferimento ad un soprannome.

Stando al testo greco Gesù, parla spesso di Dio , rivolgendosi alla gente usando apunto i termini: "il Padre mio", "il Padre che è nei cieli". Nel vangelo secondo Marco (Mc 14, 36) leggiamo: "Abbà, Padre, tutto è possibile per te", in cui compare sia il termine tradotto (Padre) che quello originale usato dagli ebrei (Abbà).  Anche nella liturgia latina troviamo comunemente "filius Patris", che è proprio la traduzione letterale dell'espressione usata  nella parlata aramaica. Ma anche nella definizione di Padre Nostro si evidenzia il modo di riferirsi utilizzando la terminologia Abbà-Avi-Avinu.

Ora analizziamo il testo senza fare considerazioni nel merito della verità della vicenda che vedremo dopo. Soffermiamoci sul nome perchè si diramano due opzioni entrambe molto avvincenti che però fanno emergere sicuramente un errore dei copisti durante i secoli in cui il Vangelo era vietato alla lettura o alla traduzione dalla chiesa.

1) opzione: Se il prigioniero famoso si chiama "solo" Barabba, siamo sicuri, per le considerazioni di cui sopra che si tratta di un nome  di fantasia elaborato da chi non conosce l'aramaico ed ebraico, in quanto non è nè un nome nè un cognome.

2) opzione : Nelle fonti originarie di uno dei vangeli , quello di Matteo( 27, 16-17) l'espressione Bar-Abbà è preceduta in effetti da un nome che dà maggior senso alla frase. Il greco antico era : 

15Κατὰ δὲ ἑορτὴν εἰώθει ὁ ἡγεμὼν ἀπολύειν ἕνα τῷ ὄχλῳ δέσμιον ὃν ἤθελον.

 16εἶχον δὲ τότε δέσμιον ἐπίσημον λεγόμενον [Ἰησοῦν] Βαραββᾶν.

 17συνηγμένων οὖν αὐτῶν εἶπεν αὐτοῖς ὁ Πιλᾶτος· τίνα θέλετε ἀπολύσω ὑμῖν, [Ἰησοῦν τὸν] Βαραββᾶν ἢ Ἰησοῦν τὸν λεγόμενον χριστόν;

 18ᾔδει γὰρ ὅτι διὰ φθόνον παρέδωκαν αὐτόν.

Avevano allora un noto carcerato, di nome Gesù Bar-abba. Essendo dunque radunati, Pilato domandò loro: «Chi volete che vi liberi, Gesù Bar-abba o Gesù detto il Cristo?

Non c'è una buona spiegazione per uno scriba di aggiungere involontariamente ᾿Ιησοῦν ( Ihsoun Gesù ) prima di Βαραββᾶν ( Barabban ), soprattutto perché Barabba è menzionato per primo in ogni verso . Inoltre, l'aggiunta di τὸν λεγόμενον Χριστόν( ton legomenon Criston , "che è chiamato Cristo") a ᾿Ιησοῦν in v. 17 ha più senso se Barabba è anche chiamato "Gesù" (altrimenti, un semplice "Gesù" sarebbe stato un appellativo sufficiente per distinguere i due). 2  tc Di nuovo, come nel v. 16 , il nome "Gesù" è fornito prima di "Barabba" ( manca l'articolo τόν [ ton ] prima di Βαραββᾶν [ Barabban ]).

Secondo il Vangelo, pertanto è stato liberato giustamente "il figlio di Dio", cioè il predicatore nazireo mentre è stato condannato a morte l'aspirante Re d'Israele , ribelle sedizioso per i romani, che aveva violato il crimen di lesa maestà dell'imperatore romano!! La cosa assurda però in tal caso è che abbiamo 2 Isous: uno è un  predicatore (nazireo) "il Figlio di Dio" che appunto viene liberato dalla folla e l'altro  invece  è "il ribelle partigiano zelota- guida cohen" che alla testa di un gruppo di combattenti armati si autoproclama Re dei Giudei e cerca di cacciare l'usurpatore romano, e viene condannato e crocifisso, in ottemperanza alla lex romana.

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Il documento è tratto dal Novum Testamentum Graece et Latine (a cura di A. Merk, Istituto Biblico Pontificio, Roma, 1933). Nella parte superiore, evidenziato in rosso, il verso 16 del capitolo 27 del vangelo secondo Matteo. Nella parte inferiore, sotto la riga orizzontale la nota a piè di pagina.

Ma basta vedere anche in altre edizioni su internet del vangelo non italiano, ma in inglese o in greco antico che riportano tutte i due Gesù: Gesù Bar-abbà o Gesù detto il Cristo.

Ecco invece cosa scrivono i testi catto cristiani

C.E.I.: Matteo 27,15-26

15 Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. 16 Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. 17 Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?». 18 Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
19 Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua». 20 Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. 21 Allora il governatore domandò: «Chi dei due volete che vi rilasci?». Quelli risposero: «Barabba!». 22 Disse loro Pilato: «Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?». Tutti gli risposero: «Sia crocifisso!». 23 Ed egli aggiunse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora urlarono: «Sia crocifisso!».
24 Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: «Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!». 25 E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli». 26 Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

Nuova Riveduta:
Matteo 27,15-26

Gesù o Barabba?
=Mr 15:6-15; Lu 23:13-25; Gv 18:39-40
15 Ogni festa di Pasqua il governatore era solito liberare un carcerato, quello che la folla voleva. 16 Avevano allora un noto carcerato, di nome Barabba. 17 Essendo dunque radunati, Pilato domandò loro: «Chi volete che vi liberi, Barabba o Gesù detto Cristo?» 18 Perché egli sapeva che glielo avevano consegnato per invidia. 19 Mentre egli sedeva in tribunale, la moglie gli mandò a dire: «Non aver nulla a che fare con quel giusto, perché oggi ho sofferto molto in sogno per causa sua». 20 Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. 21 E il governatore si rivolse di nuovo a loro, dicendo: «Quale dei due volete che vi liberi?» E quelli dissero: «Barabba». 22 E Pilato a loro: «Che farò dunque di Gesù detto Cristo?» Tutti risposero: «Sia crocifisso». 23 Ma egli riprese: «Che male ha fatto?» Ma quelli sempre più gridavano: «Sia crocifisso». 24 Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell'acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: «Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi». 25 E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli».
26 Allora egli liberò loro Barabba; e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

 

Nuova Diodati:
Matteo 27,15-26

15 Ora il governatore, in occasione di ogni festività, aveva l'usanza di rilasciare alla folla un prigioniero, come essi volevano (fate a piacere vostro...!!!!!). 16 Avevano in quel tempo un ben noto prigioniero, di nome Barabba. 17 Quando si furono radunati, Pilato chiese loro: «Chi volete che vi liberi, Barabba o Gesù, detto Cristo?». 18 Perché egli sapeva bene che glielo avevano consegnato per invidia. 19 Ora, mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere nulla a che fare con quel giusto, perché oggi ho molto sofferto in sogno, per causa sua». 20 Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero le folle a chiedere Barabba, e a far morire Gesù. 21 E il governatore, replicando, disse loro: «Quale dei due volete che vi liberi?». Essi dissero: «Barabba!». 22 Pilato disse loro: «Che farò dunque di Gesù, detto Cristo?». Tutti gli dissero: «Sia crocifisso!». 23 Ma il governatore disse: «Eppure, che male ha fatto?». Ma essi gridavano ancora più forte: «Sia crocifisso!». 24 Allora Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che anzi il tumulto cresceva sempre più, prese dell'acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi». 25 E tutto il popolo rispondendo disse: «Sia il suo sangue sopra di noi e sopra i nostri figli!». 26 Allora egli liberò loro Barabba; e dopo aver fatto flagellare Gesù, lo diede loro, perché fosse crocifisso.

 

 

Attenendoci al testo si può affermare che : Non c'è mai stato un autentico processo davanti al sinedrio, Isous Gesù(in realtà il leader  galileo-messianico-cohen di un gruppo partigiano zelota) è stato arrestato per volontà di  Pontius Pilatus o altro procuratore romano, che ha inviato per questo una coorte romana sul monte degli ulivi, un corpo di 600 soldati con un tribuno al comando (Shimon il latitante (Pietro il Papa) reagisce tagliando un orecchio ad un soldato e ciò dimostra come erano pacifici e non armati..... i discepoli che nella realtà storica erano dei combattenti che anche giustamente direi cercavano di cacciare l'oppressore straniero); Gli ebrei non hanno consegnato al procuratore l'accusato in quanto erano comunque  impossibilitati ad eseguire la sentenza di morte ed il sinedrio in ogni caso non si riunisce di sera; L'escamotage di Bar-Abbà è un astuzia creata  per spostare la responsabilità della condanna (sempre  di fantasia) dai romani agli ebrei. Questo infatti è uno dei presupposti della teologia cristiana,.che hanno trasformato l'aspirante Re d'Israele in un salvatore ellenico- orientale. Ne scaturisce una ennesima conferma del fatto che i redattori dei vangeli neocristiani erano non ebrei, che scrivevano per un pubblico latino- greco ,non ebreo e che ignoravano,(oltre alla geografia, alla storia), la lex romana ma anche l'halachah ebraica.

 

Il falso privilegio pasquale

Tornando alla realtà e lasciando la fantasia si può invece affermar che  le due ipotesi sopramenzionate hanno entrambe scarso rilievo storico, in quanto la concessione di libertà, concessa dal Prefetto o Procuratore di Roma, Pilato o Lucio Vitellio, ad un prigioniero, con una libera scelta del popolo è  del tutto fantasiosa .Siamo di fronte ad un istituto guridico non presente nel diritto romano e nemmeno si trova traccia nella legislazione o negli scritti ebraici.Cioè un sanguinario e spietato Prefectus romano doveva chiedere alla popolazione di una provincia sottomessa, di scegliere (tipo telequiz per alzata di mano), quale prigioniero liberare tra due persone perchè vi è una Festa tradizionale?? Siamo all'assurdo.I romani non hanno mai avuto l'abitudine di applicare le amnistie in occasione delle festività di altri popoli non latini, ma solo delle festività romane, e tantomeno liberavano i condannati per reati gravi di sedizione e di attentato all'Impero.

Filone d'alessandria scriveva che Pilato era intransigente, testardo, duro e tra i difetti del suo mandato vi erano la violenza, la ruberia, la tortura, le offese, numerosi esecuzione senza processo ma soprattutto una costante e sottostante crudeltà. Invece dagli scritti greci del terzo secolo e.v. vediamo un ritratto di un docile prefetto romano che in ambiente teatrale chiede alla folla di scegliere il candidato alla crocifissione ed alla fine RILASCIA un SEDIZIOSO, RIBELLE COLPEVOLE DI AVER PARTECIPATO AD UNA RIVOLTA ANTIROMANA E A OMICIDI. 

Tutto molto lineare e reale insomma.!!!...

 

 

In rete ci sono poi le ipotesi anticomplottistiche di stampo cattocristiano , che ignorano le cognizioni geografiche, storiche , grammaticali basilari.