Evoluzione Darwin

Darwin: "L’uomo differisce dalla donna in mole, vigore corporeo, pelosità, ecc., come pure nella mente, nella stessa maniera in cui la cosa segue fra i due sessi in molti mammiferi. Insomma, è appena possibile dire troppo intorno alla piena corrispondenza nella struttura generale, nella minuta struttura dei tessuti, nella composizione chimica e nella costituzione, fra l’uomo e gli animali più elevati, specialmente le scimmie antropomorfe". ....

Ebbene l'uomo che parla di questa pelosità ha stabilito che l'UOMO DISCENDE DALLA SCIMMIA, E TUTTO IL MONDO GLI VA DIETRO. Ma non sanno che oltre alla fantasia di tutto ciò dietro cè anche un importante ragione economico-finanziaria.

Teoria dell'evoluzione elaborata dagli inglesi Charles Darwin (1809-1882) e Alfred Russel Wallace (1823-1913). Furono esposte nel 1858 in due saggi passati quasi inosservati. Nel 1859 Darwin pubblicò le sue conclusioni nell'opera L'origine delle specie , che, contrariamente ai saggi precedenti, ebbe subito grande risonanza .Darwin e Wallace basavano il loro pensiero su numerose osservazioni dirette (compiute soprattutto durante viaggi in regioni tropicali), che evidenziavano in particolare:

la grande varietà di specie presenti in una stessa regione;
il perfetto adattamento di queste specie al diverso tipo di habitat e di alimentazione.

Furono però fortemente influenzati dall'aspetto demografico-economico (o meglio molto più economico-finanziario) di Malthus-economista inglese  (1766-1834)- Secondo questo gentleman le popolazioni umane tendono a crescere in progressione Infatti, secondo Malthus i mezzi di sostentamento crescono in progressione aritmetica (1, 2, 3, 4…), mentre la popolazione cresce in progressione geometrica (1, 2, 4, 8…) e, dunque, molto più rapidamente.. Da qui l'dea di una continua lotta per l'esistenza, generalizzabile a tutti gli organismi viventi, e il cui risultato sarebbe quello di favorire i più adatti (selezione naturale).

In pratica Darwin trasse forte ispirazione dalla lettura, nel 1838, del Saggio sul principio della popolazione dell’economista inglese. La tesi sostenuta da Malthus in questa sua opera è che, per quanto rapidamente crescano i mezzi di produzione e di sostentamento, le popolazioni umane crescono più in fretta; quindi, a meno di non intervenire per controllarne lo sviluppo, è inevitabile che i mezzi per sopravvivere finiscano per scarseggiare.  Darwin rimase folgorato da questo ragionamento, che non gli interessava per le sue implicazioni socio-politiche, ma per interpretare un apparente paradosso riscontrabile in tutte le popolazioni. Tutte le specie infatti tendono a riprodursi in modo da crescere con grande rapidità; ne L’origine delle specie, Darwin calcola che, anche con una stima molto prudente, da una singola coppia di elefanti nell’arco di 500 anni dovrebbero derivare 15 milioni di elefanti, un numero esorbitante. Perché ciò non accade? Darwin si rese conto che la pressione esercitata dall’ambiente su una specie portava alla morte di una grande percentuale di individui, molto maggiore di quanto potesse sembrare; questa azione non era esercitata soltanto dai predatori o dalle malattie, ma soprattutto dalla limitatezza delle risorse (cibo, acqua, territorio). Questo lo condusse a chiedersi: quale, tra gli individui di una data specie, sopravvive e arriva a riprodursi? La risposta, come vedremo, è «il più adatto».

La spiegazione dell'evoluzione di Darwin-Wallace, nota come teoria dell'evoluzione per selezione naturale, può essere così riassunta:

fra gli individui di una stessa specie vi è grande variabilità genetica (che si manifesta in piccole differenze nei caratteri, quali corporatura, altezza, pigmentazione della pelle, colore degli occhi ecc.);
le variazioni individuali devono essere ereditabili, perché i figli sono simili ai genitori;
tutti gli organismi tendono a moltiplicarsi, ma l'ambiente non permette una crescita indiscriminata, per cui le dimensioni di una popolazione sono frenate dalla mortalità (selezione naturale);
sopravvivono e si riproducono più facilmente gli individui che hanno raggiunto un migliore adattamento all'ambiente in cui vivono, e che quindi sono favoriti nella lotta per l'esistenza;
con questi meccanismi, le specie nel tempo si evolvono, dando origine a nuove specie.

Darwin conosceva le tecniche della selezione artificiale, il mezzo attuato da secoli da allevatori e coltivatori per migliorare le razze economicamente utili, e ipotizzò che un meccanismo simile potesse verosimilmente agire anche in natura. Non conosceva invece le leggi dell'ereditarietà (gli studi di Mendel, suo contemporaneo, passarono quasi inosservati fino ai primi del '900) e non seppe quindi spiegare in particolare come si origina la variabilità di caratteri (sia fisici, sia comportamentali) sulla quale avrebbe dovuto agire la selezione naturale.I nuovi caratteri si originano indipendentemente dall'ambiente (cioè non è l'ambiente a creare nuovi caratteri, come sosteneva Lamarck), ma, una volta comparsi, sono selezionati dall'ambiente. L'evoluzione è quindi diretta dalla selezione naturale, ma procede in modo casuale.

La teoria dell'evoluzione ha avuto grande impatto sul pensiero in quanto viene abbracciata dal capitalismo mondiale e dai governanti di tutto il mondo nella pratica quotidiana.