Storia

Testo

I primi contatti tra Giudei e Romani si possono rilevare dagli scritti di Flavio
Giuseppe (De bello iudaico) , e da Girolamo nel Commentario al Libro di Daniele, dove si racconta che il re seleucida Antioco IV Epifane (175-163 a.C.), nel tentativo di imporre ai Giudei usi e costumi della cultura ellenica, contrastato dalla tenace resistenza giudaica ad abbracciare la
tradizione straniera, si vendicò scatenando contro di loro una feroce repressione. Per la precisione, il contatto in realtà non fu propriamente con i Giudei ma con un re Seleucida.

Nel 169 a.e.v.. dopo aver attraversato la regione della Giudea per dirigersi in
Egitto, nel tentativo di approfittare delle lotte dinastiche tra i due fratelli Tolomei
per invadere la terra del Nilo, Antioco incontra il legato romano Caio Popilio Lenate il
quale gli comunica l'intimazione del senatoconsulto di Roma di abbandonare
l'idea di invadere l'Egitto e di ritornare velocemente in Siria. Così il sovrano,
ostacolato da Roma nel suo tentativo di espansione verso l'Occidente, si rivolge ad
Oriente verso l'Armenia e la Persia. 

La fonte dei contatti diretti tra Romani e Giudei si trova nel primo e nel
secondo Libro dei Maccabei(Maccabim, i Martellatori, dal quale deriva la parola AMMACCARE), dove si legge che dal 164 a.C., fino al 129 a.C. gli Ebrei chiedono spesso aiuto ai Romani contro i loro nemici. Nel 164 a.C. Giuda
Maccabeo fu affiancato dai legati  Quinto Memmio e Tito Manlio. Egli stesso nel 161 a.C.
inviò un'ambasceria a Roma per ottenere stabile sostegno nella lotta antiseleucidica; il testo
dell'accordo ci è trasmesso in 1Mac. 8,23 ss. L'alleanza venne mantenuta dai successori di Giuda, i
suoi fratelli Gionata e Simone, che inviarono ai romani nuove ambascerie nel 143 a.C. e nel 139
a.C. In 1Mac. 15,16 ss. leggiamo una lettera del console Lucio (Calpurnio Pisone, 139 a.C.) a
Tolomeo VII Evergete (145-116 a.C.), re dell'Egitto, la quale attesta il favore dei romani verso le
comunità giudaiche , non solo d'Egitto, ma anche nelle numerose regioni elencate in calce al
documento (vv. 22-23). Successivamente fu Giovanni Ircano che ottenne da Roma un intervento
contro il suo avversario Antioco VII (138-129 a.C.) il quale aveva invaso parte dei suoi territori. DIVIDI ET IMPERA. Infatti è evidente che gli interventi di Roma a favore dei Maccabei e degli Asmonei non si configurava come una disinteressata offerta di aiuto, ma rientrava in una politica
 mirata ad introdursi nelle vicende dei regni ellenistici d'Asia al fine dirimuoverli e fagocitarli.

 Da questa data in poi, specialmente durante l'impero, il rapporto di Roma
coi Giudei è contraddistinto da fasi amichevoli, pacifiche o bellicose a seconda delle persone che incarnavano il Potere di Roma, che molto spesso sfociavano in derive di crudeltà e follia. Si va da periodi di tolleranza e di protezione, come quelli trascorsi Giulio Cesare, a periodi di rivolte .


Pompeo ad esempio dopo essere entrato a Gerusalemme, entrò nel Tempio spinto dalla curiosità violandone la sacralità. Al suo ritorno a Roma , portò con se un gran numero di schiavi che formarono la prima comunità ebraica romana. Durante la lotta tra Pompeo e Cesare i Giudei si schierarono dalla parte di Cesare il quale, dopo la vittoria, ricambiò il favore concedendo ad essi vari privilegi e una costante protezione.  I rapporti tra i Giudei e Giulio Cesare furono sempre buoni e improntati alla lealtà. Fino alla morte di Giulio Cesare ai Giudei risultavano i seguenti privilegi: conferma della famiglia asmonea  al governo della Giudea; esonero in Giudea ogni sette anni dal pagamento delle tasse in ossequio alla tradizione giudaica dell'anno sabbatico; divieto di ingresso a truppe militari recanti vessillimilitari e immagini del culto dell'imperatore; esonero dei Giudei dal servizio militare per rispettare il riposo sabbatico; astensione dalla celebrazione dei culti civici; autonomia economica e contributiva delle comunità della diaspora.