Autodafè

AUTODAFÉ o Auto de fe "atto di fede". – Era una proclamazione religiosa e solenne della sentenza dell'inquisizione, attuata in Spagna e nei suoi territori .  Consisteva nella predisposizione di un corteo, prevalentemente nei giorni festivi e vi partecipavano i ministri e i funzionari dell'inquisizione, i religiosi cristiani del luogo e i “rei”. Il corteo dopo aver effettuato un percorso tipo le attuali processioni giungeva alla piazza principale, ove precedentemente era stato eretto un palco. Ivi si leggevano le sentenze, si facevano le abiure e le riconciliazioni pubbliche, si consegnavano alla giustizia secolare i  condannati a morte. La pena poi s'infliggeva alla presenza del notaio. Alcune volte l'esecuzione aveva luogo sulla piazza medesima dell'autodafé ma nella maggior parte dei casi era un atto distinto dall'esecuzione della sentenza.

Fu impiegata sistematicamente contro i marrani e i moriscos, rispettivamente ebrei e musulmani convertiti che però spesso continuavano in segreto a professare la loro religione e le loro tradizioni, o stili di vita.

L’autodafé poteva essere generale, particolare o semplice. Era generale quando  i processati e condannati erano numerosi e per diversi motivi. Vi erano  allora quelli che dovevano essere bruciati vivi come impenitenti; quelli destinati al rogo dopo aver subito la tortura e condannati a morte come eretici, sebbene pentiti; le statue dei condannati a esser arsi in contumacia; i riconciliati e i sospetti d'eresia che abiuravano. Era particolare quando vi erano solo pochi rei, e non si celebrava con l'apparato e la solennità di quello generale, ma v'interveniva soltanto il Sant'Uffizio e il giudice ordinario, per il caso che vi fosse qualche condannato a morte. Era semplice l’autodafé quando vi prendeva parte un solo reo, ed era tenuto, secondo le circostanze, in chiesa o sulla piazza pubblica.

Il primo autodafé di cui si ha notizia si svolse a Parigi nel 1242, durante il regno di Luigi IX ma la maggioranza fu officiata in Spagna dove la  tradizione fu inaugurata dal grande inquisitore Tomás de Torquemada nel 1481 a Siviglia. L'ultimo autodafé pubblico del quale si ha notizia venne celebrato in Messico nel 1850. Nel Regno di Sicilia si rilevano 114 autodafé celebrati in dal 1501 al 1748 . Numerosi furono anche in Portogallo, Brasile e Perù.

I condannati venivano trascinati in pubblico con i capelli rasati, vestiti con indumenti penitenziali tipo sacchi (sambenito, sanbenitos) e berretti da somaro (corazos), o copricapi con la fenditura centrale e condotti a colpi di sferzate in numero variabile in base alla sentenza. Le immagini riprodotte sulle vesti del reo indicavano la pena decretata: una croce di sant'Andrea se si era pentito in tempo per evitare il supplizio, mezza croce se aveva subito un'ammenda, le fiamme se condannato a morte.

Il condannato che non mostrava segni di pentimento o che era già stato in precedenza condannato dall'Inquisizione  era destinato ad essere bruciato vivo. A chi si presentava per la prima volta spontaneamente e confessava , venivano inflitte pene inferiori, come l'esilio, la prigione, la pubblica fustigazione, l'infamante abitello con la croce, ecc.

Non vi sono purtroppo molti libri che parlano di queste vergognose cerimonie religiose complementari all’inquisizione. Aggiorneremo con costanza la pagina man mano che troveremo fondi attendibili e libri.