Carlo Borromeo, santo della valle Mesolcina

Uno dei più famosi "CACCIATORI DI STREGHE (STRIE)" della storia, Santo della Chiesa giustamente.

A questi mali ho cercato di rimediare con procurare prima di guadagnare prima questi apostati, e che tornassino a penitenza, che si sariano abbracciati ad ogni carità e misericordia, e mi è venuto fatto con divina grazia, e così gli mando alle sue religioni." (Lettera del cardinale Carlo Borromeo al cardinale Paleotti, Bellinzona 9 dicembre 1583

"Si è atteso anco a purgare la valle dalle streghe la quale era quasi tutta infestata di questa peste con perdizione di molte anime, tra le quali molte si sono ricevute misericordiosamente a penitenza colla abiurazione, alcune date alla corte secolare come impenitenti con pubblica executione della giustizia." (Lettera del cardinale Carlo Borromeo al cardinale Paleotti, Bellinzona 9 dicembre 1583).

Libri storici e non, che riguardano l'oggetto ed il "soggetto" della presente pagina

Ecco un altro santo della chiesa santa apostolica e cattolica romana.Un altro gentiluomo.

Nasce il 2 -10-1538 e.v. ad Arona (NO), uno dei posti più belli sul lago Maggiore, terzogenito di Gilberto, conte di Arona, e di Margherita de' Medici, apparteneva ad un'antica e ricca famiglia originaria del Veneto.Morì a Milano il 3-11-1584. Lo zio materno, Giov. Angelo de' Medici, fu eletto papa il 25-12-1559 con il nome di Pio IV;solo  un mese dopo, il 31-1-1560, il papa fece cardinale il nipote di ventidue anni  affidandogli la segreteria di Stato e  l'amministrazione perpetua dell'arcidiocesi di Milano. Nello stesso tempo nominò Federico, fratello maggiore di Carlo, al comando dell'esercito pontificio.

La caccia agli eretici egli la condusse con la veste di arcivescovo di Milano con il supporto  di una congregazione milanese di una quarantina di nobili "crociati" che avevano giurato lo sterminio degli eretici. Il cardinale disponeva inoltre anche di una propria polizia, per fare eseguire le sentenze del tribunale vescovile. Ma contro le ribellioni, le sette, i carnevali e le concussioni - i suoi principali avversari - preferiva i rigori della predicazione o della legge ecclesiastica, fino a "fulminare" la scomunica contro i canonici di S. Maria della Scala (che gli interdissero lo ingresso nella loro chiesa) o contro il governatore dello Stato, don Luis de Zuñiga y Requesens, vincitore a Lepanto, grande di Spagna.